Da oggi, poche righe a integrazione del Testo unico deontologico del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, potranno, anzi dovranno, cambiare il racconto che noi giornalisti facciamo nei casi di violenza sulle donne o di persone Lgbtqia+ sui media.
L’articolo 5bis, proposto dal Gruppo di lavoro Pari opportunità del Cnog e approvato all’unanimità recita infatti: «Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista: a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona; b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole.