Sul ddl Zan tornano a prendere la parola numerose femministe, che si chiedono cosa ci sia di problematico nelle parole sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, disabilità contenute nel testo di legge quali motivi di violenze e discriminazioni da prevenire e contrastare.
Una risposta chiara e inequivocabile a chi, autoidentificandosi tout court nel femminismo, ha espresso velleitariamente a nome di tutte l’ennesimo no al disegno di legge contro omotransfobia, misogina e abilismo, già approvato alla Camera il 4 novembre scorso.
Anche perché, lo ricordano le firmatarie della lettera-manifesto nell’incipit, «il femminismo italiano è ampio e plurale, con storie, linguaggi e pratiche diverse.